Page 330 - Antonio Alfredo Varrasso - Madre Maria Francesca: Fondatrice dell'Istituto Suore della Dottrina Cristiana - Storia e Documenti (Vol. II°) (1997)
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                fossero demaniali e quindi il Vescovo,  né più né meno di un semplice
                 Cappellano. Le sue petizioni lo dimostrano ad evidenza quando che
                 nell'attualità il beneficio di cuifanno parte codesti beni dell'ex Badia
                 di S. Clemente, appartenendo ad un Vescovo, che non è certamente un
                 Cappellano,  gli obblighi annessi debbonsi essere compatibili con  la
                 qualità del beneficato. Né il P.  Guardiano col godersi il locale e chiesa
                 dell'ex Badia si deve avere come Cappellano dejure, potendosi ricor-
                 dare che dietro l'annuenza del mio antecessore gli venne accordato il
                 solo locale e chiesa e niente più. Tutto il dippiù restò di diritto esclusivo
                 ed obbligazione del Vescovo pro tempore,  da adattarsi nell'adempi-
                 mento alle presenti condizioni, in cuijurono dalle legittime potestà co-
                 stituiti codesti beni ex badiali nella dotazione di questa Mensa. Per
                 espresse  considerazioni V.S.  Illustrissima e  Reverendissima  dovrà
                 usarmi la compiacenza difar sentire a cotesto P.  Guardiano che quan-
                 te volte non va contento della limosina di carlini due per ogni Messa
                 celebrata, se ne astenga, perché penserò io diversamente. Né la mia
                 determinazione dovrà prendersi come industria di profitto, poiché do-
                 vendo adempire ai doveri, che m'impone l'alta missione di badare cioè
                 ai bisogni dei poveri e della Chiesa a  me connessa, debbo avvalermi
                 dei limitatissimi mezzi concessimi. Ed il P.  Guardiano, anziché erutta-
                 re minacce di non volersi prestare per la celebrazione della Messa a
                 comodo della popolazione, senta piuttosto il dovere di gratitudine ver-
                 so i pii benefattori, che gli largiscono  la limosina, si spenda  in  loro
                 vantaggio spirituale con l'esercizio del suo sacro ministero. Vostra Si-
                 gnoria Illustrissima e Reverendissima sa quello che necessita ad un
                 Vescovo  ed a  me soprattutto.  che mi trovo al governo di una nuova
                 Sede.  Lo sa Dio come m'industrio per la costruzione del Seminario e
                 per altre opere indispensabili, che credo superfluo nominarle a chi sente
                 l'enorme peso della Cura episcopale. Gradisca le mie umili esibizioni
                 in  tutto ciò  che posso.  E  con sentimenti della più prqfonda stima e
                 sentito riguardo, baciandole la Sacra Mano in attenzione di riscontro
                 mi professo di Vostra Signoria Illustrissima e Reverendissima. Diano
                 22 ottobre 1862. Alfe?ionatissimo Confratello Domenico Vescovo.
                    D'Alfonso a Fanelli. Veneratissimo mio Monsignore, il peso di Mes-
                 se nei dìfestivi, onde sono ajf etti i beni un dì della Badia di S. Clemen-
                 te assegnata dalla clemenza del Santo Padre per complemento di do-
                 tazione della Mensa vescovile di Diano, mi procura l'onore della sua
                 lettera dei 22 ottobre, alla qualefo mio debito di rep1icare con alquanto
                 di ritardo, attesa l'assenza mia da Penne sino al giorno 29 detto mese,
                 pel disimpegno della Santa Visita pastorale in taluni luoghi di questa
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