Page 326 - Antonio Alfredo Varrasso - Madre Maria Francesca: Fondatrice dell'Istituto Suore della Dottrina Cristiana - Storia e Documenti (Vol. II°) (1997)
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pressa Badia, non rilevino affatto la Cappellania, che "con ingiustifi-
cabile pretenzione" io mifo a chiedere, non seguito che realmente non
esista l'obbligo di Messe locali in questa Chiesa, anzi io ripeto che sì, e
non una, ma tre quotidiane e perpetue assolutamente volute dal Pio
Fondatore Ludovico 2 °, espresse nel Privilegio Quinto nella Cronaca di
Fondazione con queste parole: Ita tamen, ut tres Missae quotidie et
pro redemptionem animae meae, etc. Costa dalla soddisfazione non
interrotta e scrupolosamente adempiutafino al 1841 dall'ultimo aba-
te D. Giovanni Mazza, che possedeva i beni di S. Clemente nello stes-
so modo che ora si posseggono da codesta Mensa, e quindi cogli stessi
obblighi, e perciò le tre Messe quotidiane sono state celebrate per mille
anni in questa Chiesa or dagli Abati Regolari, e dai Secolari; e final-
mente da tre Cappellanif1Ssi, e se dal 1841 in poi si è ridotto ad una
meschina Messafestiva, io non voglio entrare negl'imbrogli, perché
punto non mi cale, solo dico che il legato di Messe annesse a questa
Chiesa non possono essere della stessa natura degli altri da V.E. si-
gnifìcatemi, essendo i primi localizzati. Io non pretendo essere creduto
né da Vostra Signoria, né da codesto Ottimo Prelato degnissimo, ma
volendo togliersi ogni dubbio, abbia la pazienza di interpellare la Cu-
ria vescovile di Penne, che già avea dichiarato procuratore di quest'af-
fare il Parroco di Castiglione per citare D. Gennaro Blasioli giuridica-
mente, che poi trascurò per la mutazione del Governo, oppure faccia
svolgere le carte, che esitano nel Ministero del Culto, e troverà lampan-
ti le tre Messe quotidiane in questa Chiesa. Carte uscite fuori perdili-
genza dell'Arciprete di Castiglione, Don Serafino Ventura. Ella dice
che per lo avanti il Vescovo di Diano ha preferito questa Comunità per
la celebrazione della Messa di cui si tratta, dal giorno in cui ne ha
contromandato l'incarico è cessato in me il diritto di ripeterne lo sti-
pendio. Io rispondo che il Vescovo di Diano non ha mai scelto il Cap-
pellano a San Clemente, ma quanti ve ne sono stati, tutti destinati dal
Vescovo di Penne a emico di codesta Mensa, giusta la ministeriale
all'uopo, come ha destinato me con duplicato uffizio per nonfarmi
cessare dalla celebrazione dal 1860 in poi. Mi giova ancora il dire che
quegli stessi patroni, che hanno dotata codesta Mensa vescovile, han-
no per grazia concessa alla mia Provincia la Chiesa con tutto il locale
adiacente ed a questi coi miei Corifratelli io sono obbligato. Non credo
però che ci sia stato dato un magnifìco fabbricato , né il giardinetto,
come le ha riferito il suo amministratore, poiché io con un altro sacer-
dote e quattro laici prendeva possesso dell'unica camera senza fine-
stra, una vecchia porta d'ingresso alle rovine, e nulla più. Grazie infi-