Page 334 - Antonio Alfredo Varrasso - Madre Maria Francesca: Fondatrice dell'Istituto Suore della Dottrina Cristiana - Storia e Documenti (Vol. II°) (1997)
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                 ristaurazione di una camera sola con offerte  volontarie,  tra le  quali
                 rimase confuso il mio obolo; 5 ° che, abbandonato il locale dal Cappel-
                 lano, che asseriva di non poter vivere in quella deserta solitudine con
                 la sola limosina di carlini otto per la Messa per dìfestivi, si ricorse
                 nuovamente all'opera dei PP.  Riformati, che accettarono in seguito al
                 Real Rescritto dei 4 agosto 1859, così concepito: Illustrissimo e Reve-
                 rendissimo etc.  (si legga a pag. 6).  Conchiudendo la presente lettera,
                 per la lunghezza della quale le domando scusa e perdono, voglio spe-
                 rare interessarla a ritenere che la controversia attuale non sta tra l'odier-
                 no Vescovo di Diano, che ricevendo la consegna dei beni con apposito
                 verbale accettava tutti i pesi inerenti ed in specie quello della Messa
                 nei dì festivi.  Io  la prego  in prendere in considerazione  tutto ciò per
                 quei provvedimenti che,  nella sua saggezza,  e  religiosità le sembre-
                 ranno più opportuni, nella intelligenza che in coscienza non potrà divi-
                 dere  la sua opinione al legato  in parola.  E pronto ad ogni altro suo
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                 comando venerato, le bacio rispettosamente il Sacro Anello e con pro-
                fonda stima mi raffermo.  Di Lei, Penne 6  novembre  1862,  Vincenzo
                 d'Alfonso Vescovo di Penne.                \
                    Dalla soprascritta lettera ogni lettore facilmente conchiuderà che
                 il Vescovo di Diano dovea restare stordito dalla serie degli stringenti
                 argomenti,  come  per abilità è  solito  usare il Vescòvo  di  Penne  in
                 tutte le sue relazioni. E difatti nel suo stordimento il Fanelli non( ... )
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                 comprese la forza della lettera, osava opporvisi con 1Ia seguente.
                    Monsignor Fanelli a  D'Alfonso. Monsignore mio veneratissimo, di
                 replica alla sua riverita ed eruditissima lettera di rapporto alla ex Ba-
                 dia di S.  Clemente alla Pescara,  ho  il  bene  rassegnarle  che dessa
                 prova tutt'altro fuorché quando V.S.I.  e Rev.ma s'è prefisso provare,
                 cioè a dire che il locale e la Chiesa della summenzionata Badia dopo il
                 1850, che fu assegnata per dotazione a questa Mensa, sia rimasta di
                 Regio Patronato e che questa medesima Mensa di Diano sia obbligata
                 soddisfare il legato della Messa nei dìfestivi in quella Chiesa con lo
                 stipendio di carlini 8 per ciascuna. I due seguenti documenti debbono
                 persuaderla del contrario. Ed infatti il decreto del 27 dicembre 1852
                 riguardante la cessione del suddetto locale e Chiesa della Badia di S.
                 Clemente in Casauria ai Minori Riformati di Abruzzo, onde stabilirvi
                 una Comunità religiosa,  esecutoriato dal Real Rescritto del 4  t:igosto
                 1859, da Lei trascritto infine della medesima lettera, così si esprime:
                 Art. 1. Accordiamo il nostro Beneplacito etc. Ora se detto locale e Chie-
                 sa erano rimasti di Regio Patronato, cosa che poco rileva da11d\bolla
                 pontificia di assegno delle quattro Badie, come appresso osserverà, il
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