Page 141 - Antonio Alfredo Varrasso - Madre Maria Francesca: Fondatrice dell'Istituto Suore della Dottrina Cristiana - Storia e Documenti (Vol. II°) (1997)
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          Vincenzo rese la sua testimonianza il 24 aprile  1861.  Cono-
          sceva il Di Giandomenico 'per averlo difeso in più cause' e per-
          ciò bene in quanto al carattere morale e politicÒ.
             "Essendo liberale - continua il  testimone - benché contadi-
          no,  ma uomo di traffico, tale si addimostrò nel 1848  ".  Aveva
          attinenze con Domenico de Cesaris di Penne e  con i  nipoti di
          costui, Antonio e Clemente de Cesaris, per cui spesso accedeva
          colà ( ... ).  Ed allorché i  menzionati D. Clemente e D.  Antonio de
          Cesaris si trovavano nel Bagno di Pescara per condanne politi-
          che il Di Giandomenico spesso colà li visitava e  nel ritorno mi
          portava i loro saluti. All'epoca del disarmo del 1849, eseguito in
          Castiglione alla Pescara dal tenente D 'Alessio, il Di Giandome-
          nico a denuncia di D. Francesco Schiera, che si vantava amico
          del generale Landi, di D.  Venanzio Ventura e del marchese D.
          Pietro de Petris, venne percosso e ricevette maltrattamenti dallo
          stesso D 'Alessio, qffinché avesse rivelata la corrispondenza che
          egli teneva coi signori de Cesaris di Penne. Cose (che) più e più
          volte mifurono riferite dallo stesso Di Giandomenico, il quale,
          dolendosi di essergli rimasta offesa una spalla, esprimeva la
          volontà di volersene vendicare, ove fossero tornati i  tempi del
           1848 ( ... ). Pubblicatala Costituzione nell'anno scorso, il Di Gian-
          domenico mi espresse di nuovo più volte di essere venuto il tem -
          po della vendetta".
             La deposizione del Calore, da qui in avanti, non si discosta
          molto da quella del Cappelletti. Aggiunse ulteriormente che,
          unitamente a Domenico Santospago, di Castiglione, il Di Gian-
          domenico gli fece visita 'un mattino di sabato di settembre ulti-
          mo, dicendoli che le  minacce contro di lui crescevano'.  'Voleva
          forse dirmi di più, ma io annoiato da tali seccature - continua il
          Calore - me ne uscii( .. ). Nel dì seguente si disse pubblicamente
          che,  nel corso della notte il Di Giandomenico era stato ucciso
          nella sua campagna' 1 190 1.




             (190) Cfr. AST, Gran Corte Criminale,  busta 945, cit. passim.
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