Page 60 - Antonio Alfredo Varrasso - Madre Maria Francesca: Fondatrice dell'Istituto Suore della Dottrina Cristiana - Storia e Documenti (Vol. II°) (1997)
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di Castiglione - Giuseppe de Berardinis - trovò Biagio rantolan-
te nella sua casa. "Fattolo riconoscere dai Periti - scrive nel suo
rapporto alla Regia Udienza di Teramo del 24 marzo 1806 - si
trovò che teneva due ferite( ... ); la prima due dita distante dalla
quarta vertebra dai lombi del lato sinistro, di.figura trasversale,
lunga un dito e mezzo traverso di mano d'uomo, larga quanto
un grosso lombo di cartello e profonda nei muscoli, giudicata pe-
ricolosa di vita, per l'infwmmazione e cancrena poteva sovvenir-
ne nei muscoli offesi; la seconda nell'ipocondrio sinistro dell'ad-
dome con Fuscita del ventricolo mutato di colore, quattro dita di-
stante sopra l'ombelico, a due distante dallo sterno in detto lato
( ... ), penetrante nella cavità dell'addome, giudicata mortale, per
i mortali sintomi difebbre, polsi bassi, vomito, dolori e rqffreddo-
ri negli estremi".
In queste condizioni Biagio Ventura, alle 5 di mattina, del
19 marzo 1806, cessava di vivere. Si eseguì persino autopsia
sul cadavere e "si trovò nell'addome un copioso travaso di san-
gue( ... ) ed i vasi arteriosi e venosi dello stesso tutti laceri". Filip-
po Martino non fu arrestato subito, mentre venne incarcerata
la zia, Maria Giuseppa, che in seguito venne "consegnata" al
marito.
Nel mentre il Governatore Regio, Giuseppe de Berardinis,
lasciava Castiglione il 4 maggio 1806, gli subentrava nella ca-
rica Emidio Pezzopane, che presto riprese le azioni giudiziarie
per il grave fatto di sangue. Biagio Ventura aveva circa 30
anni, il suo assassino 25. Ambedue erano "uomini di campagna".
Solo il 30 settembre 1807 si ebbe l'arresto di Filippo Marti-
no. Incarcerato a Chieti, fu poi trasferito a Teramo, il 24 marzo
1809. Interrogato, il 16 maggio 1809, dal giudice Orazi circa
l'omicidio attribuitogli, ecco cosa rispose: "A circa le ore tre del-
la notte di 23 venendo li 24 marzo 1806 (si noti la discordanza
di date) mentre mi ritiravo in mia casa sita nell'abitato di Casti-
gliani, mia patria.fui assalito da detto Biagio di Cola Ventura, il
quale tentò di uccidermi con uno stile, menandomi un colpo, che
per miracolo non mi ferì, lacerandomi solamente i panni, per
causa di gelosia di donna, che meco aveva. Appena mi accorsi