Page 168 - Antonio Alfredo Varrasso - Madre Maria Francesca: Fondatrice dell'Istituto Suore della Dottrina Cristiana - Storia e Documenti (Vol. II°) (1997)
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                  Giuseppe Cappelletti di Torre de Passeri, con cui la mia famiglia
                  sorte annosa lite civile".
                     Sta di  fatto  che  lo  scioglimento  della  Guardia  Nazionale
                  appariva  sempre  più l'espediente  necessario,  ma non suffi-
                  ciente,  a  superare l'empasse fra  le  autorità civili  in cui ci  si
                  trovava. Così, almeno, si arguisce da una nota del Sottoprefet-
                  to di Penne al Sindaco di Castiglione, del 16 luglio 1862: " ... per
                  ottenere la misura che ella richiede dello scioglimento della Guar-
                  dia Nazionale  di codesto  Comune  rendonsi  indispensabili  le
                  osservazioni motivate del Consiglio di ricognizione",  costituito
                  per legge dalla Giunta Municipale  12261 •
                     Si arrivò, così, al decreto reale 10 agosto 1862 sullo sciogli-
                  mento della Guardia Nazionale, a seguito del quale, nel mese
                  di settembre, come detto, Carlo de Petris tornò - come se nulla
                  fosse successo - ad essere nominato capitano, mentre con de-
                  creto prefettizio del 9 novembre veniva pure nominato Asses-
                  sore supplente del Comune!
                     Proprio la reiterata nomina al vertice della Guardia Nazio-
                  nale spingeva ulteriormente il de Petris a replicare nuove istan-
                  ze,  il 18 settembre al generale comandante territoriale, in Chieti,
                  ed al maggiore Longoni, il 25 ottobre:.--comandante della Briga-
                  ta Modena in Teramo, "nel senso che si disveli qualunque in-
                  cartamento segreto che esister possa, si di.svelino le calunnie e
                  dei calunniatori il nome".
                     Insomma, i de Petris volevano un processo, o quantomeno
                  un'iniziativa autorevole,  volti  a  ripristinare la loro immagine
                  pubblica, certamente compromessa. Ma le autorità politiche e
                  militari non potevano permettersi l'ulteriore compromissione
                  di una situazione istituzionale fattasi delicatissima, anche in
                  virtù delle loro indecisioni e,  perché no,  delle loro contraddi-
                  zioni.
                     Non v'erano prove per accusare i de Petris di connivenza con il




                     (226) Cfr. Documenti per Carlo de Petris,  ecc., cit., passim.
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