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Testimonianza di Manuela Marchesin ex mamma ed attu-
ale educatrice: quando Suor Anastasia mi ha chiesto: - Ti va di
fare una tua testimonianza sulla nostra scuola la sera della ve-
glia? Io ho risposto :- Beh! Certo! Due parole in fila dovrei riusci-
re a dirle! Ma su che cosa dovremmo riflettere? E lei:- Ti dico
una parola: GIOIA! Io comincio un po’ a pensare:- Gioia, gioia! E
adesso che dico? Poi piano piano la mente mi vola a circa dicias-
sette anni fa e inizio a sorridere. E penso alla mia bambina ora
ventunenne, con il suo grembiulino bianco con il colletto azzurro,
il suo cestino, il suo sorriso e la sua gioia nel voler andare a
scuola. Certo i primi giorni ha pianto un po’! E le suore ne sanno
qualcosa, ma passati i primi tempi, che si sa, sono duri per tutti,
lei non vedeva l’ora di incontrare i suoi amichetti, le sue suore, di
giocare, disegnare, cantare ed imparare a fare tante cose belle!
Si è persino fidanzata e con tanto di anello! Io ero felice di ac-
compagnarla e di lasciarla nella nostra scuola, perché ero sicura
che all’uscita l’avrei trovata soddisfatta e contenta di aver impa-
rato e sperimentato nuove cose. Continuo a pensare e vado a-
vanti nel tempo, a quattordici anni fa. E sorrido ancora di più
pensando a Francesco. Quando era piccolo era un vero terremo-
to. Simpatico, ma vivacissimo, tanto che lo chiamavamo “il Sara-
ceno” oppure Attila, perché dove passava lasciava il segno!
L’esperienza con Giulia in questa scuola era stata bellissima, ci
eravamo sentiti come in famiglia e quindi perché non ripeterla
con lui? Forse le suore sarebbero riuscite a farlo diventare meno
… vivace! Così il primo giorno di scuola, anche lui, fiero nel suo
grembiulino, veniva affidato a loro.— Suore, ecco! Pensateci pu-
re voi! Così fu fatto! Loro si sono prese amorevolmente, ma con
fermezza, cura di lui, facendogli comprendere che ci sono regole
da rispettare, tanti momenti per giocare ed altri per fare silen-
zio,nell’insegnargli tutto ciò che lo avrebbe aiutato ad affrontare
con sicurezza la scuola primaria e Francesco ha ricambiato con
affetto andando ogni giorno a scuola con serenità, gioia, voglia
di stare con compagni ed insegnanti. Il mio viaggio con la mente
continua e arriva a dodici anni fa. Con i miei figli, alunni di que-
sta scuola, ed essendo cresciuta praticamente in parrocchia, ero
sempre di casa, aiutando come potevo le nostre infaticabili suore
fino a che mi venne proposto di unirmi a loro e fare l’educatrice.
Accettai con vera gioia e mi buttai in questa avventura. I miei
primi giorni di scuola, questa volta non da alunna, ero insicura,
timorosa di sbagliare ed impaurita da tutti quei bimbi che pian-
gevano, urlavano, correvano! Non sapevo che fare, finché le
suore mi dissero: Tranquilla! Non ti devi preoccupare! Comporta-
ti come una mamma e tutto andrà bene! Fu così! Da quel mo-
mento ogni timore scomparve e stando e stare tutti i giorni con
tutti quei monelli, dandogli tanto affetto cercando di tirar fuori da
loro il meglio, è sicuramente una grande gioia ed un’esperienza
che arricchisce. I bambini ti sanno stupire, ti divertono, ti intene-
riscono e beh … a volte … spesso ti fanno, diciamo, innervosire!
Ma basta uno sguardo, una carezza, una parola gentile e tutto
torna gioioso e giocoso. Per questo ogni giorno vengo a scuola
con serenità. Certo, qualche volta non nego che pesa un po’, so-
prattutto il lunedì!
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