Page 149 - Una primavera di bene: In cammino con Madre Pierina Santarelli (2006)
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... DOVEVO RACCONTARE UNA STORIA L'Aquila, dicembre 2005
... M i si è chiesto di raccontare un episodio, una storia, un particolare della tua vita che mi
ha particolarmente colpita. Non so farlo, non so identificare qualcosa che non me ne richiami
subito un'altra. Sbiaditi ricordi riemergono fin dagli anni dell'asilo.
Tutti i nipotini "Corona", così ci dicevi, arrivano insieme. Io fra tutti ero la più timida e la tua
figura mi appariva forte, ieratica, quasi imponente, ma i tratti del tuo volto erano sempre dolci.
La scuola elementare non c'era ancora nel "tuo-vostro" Istituto e ci accompagnavate a scuo-
la a S.Bernardino. Frequentavo la seconda elementare e, prima della chiusura per le festività
Natalizie, a pranzo ci servivate sempre il panettone. A me non piaceva per via dell'uvetta e lo
lasciai nel piatto. Ancora prima di lasciare il refettorio una suora, di cui non ricordo il nome, mi
ha presa per mano ed accompagnata nel refettorio delle Suore, in mezzo a tutte voi; ricordo e
rivivo, oggi con dolcezza, il batticuore: non capivo cosa avevo fatto. Ho negli occhi Madre
Nazarena accanto a te e .... finì che mangiai il panettone.
Dei nipoti "Corona" sono stata la prima a sposarmi e, forse, in quel giorno di gioia e dolo-
re insieme, per la scomparsa di nonna, il giorno prima delle nozze, ho sentito profondamente
la tua grande fede, il tuo grande affetto per la mia famiglia e per me.
Da mamma giovane, con mio figlio Roberto la storia quasi si ripeteva; l'asilo, la scuola, ades-
so all'interno dell'Istituto, e il mio impegno nell'attività con i genitori che ci ha visto condivide-
re tutte le ansie per le Missioni ormai nate in Bolivia e in Africa: "Era coronato il tuo sogno".
Anch'io con i miei studi in teologia coronavo il mio e, con l'insegnamento, ci siamo trovate
a condividere anche la formazione delle tue novizie ... e poi. .. la malattia. Di nuovo la tua e la
mia! Nella fede l'accettazione quotidiana della sofferenza.
Ogni volta che mi vedi c'è emozione, lacrime perché mi pensi giov ane e forse ancora bam-
bina. Ma anche grazie a te e, tu sai quanto, allo zio frate devo la mia umile fede e speranza nel-
1' amore misericordioso di Dio.
Dovevo raccontare una storia.
Una storia è come una conchiglia: se l'appoggi all'orecchio ti racconta l'oceano.
Una storia è piena di echi: risuona a lungo.
Una storia è un battito di cuore: un messaggio della vita.
La tua vita è il messaggio d'amore.
La storia, come questa dell'incontro, è segno di tenerezza.
DINA DI GIAMPIETRO
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