Page 3 - Inno: Il Gran Sasso d'Italia
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quasi il Tirreno e l’Adria
ne’ loro flutti amari
tentassero sommergere
le italiche città.
Scosso nel suol Trinacrio
sentì l’Etna lontano,
e del Vesèvo vittime
Pompei e d Ercolano,
ed il Pelòro e il Volture
mugghiar tremanti udì.
Sol questa roccia immobile
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Stette all’altrui ruina,
salda colonna e guardia
alla region Vestina;
agli Aprutini popoli
novelle sorti aprì.
O figli dell’Enotria,
il vostro Oeta è il monte:
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voi lo vedeste incolume
fra tanti danni e onte,
scoglio all’ardire, e all’ansie
di chi salir nol può.
Non udrà più di barbari
dai nostri giochi Alpini
scender torrenti, e il valico
spiar degli Appennini:
Goti, Ostrogoti e Vandali,
l’ora per voi suonò.
Oh! Fosse qui Simonide,
come in Antèla un giorno,
quando alle rupi Tèssale
sposava un inno intorno:
s’udrebbe insiem congiungere
l’Italo al Greco onor!
Ei qui vedrebbe un provvido
Schermo agli altrui furori,
or che la scienza al genio
parla de’ suoi cultori,
e le dovizie svelane
all’occhio scrutator. (5)
Ah! Invan tu cerchi asconderti
dei saggi al vivo sguardo!
O vette del Cenisio,
e del lontan Gottardo,
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