Page 31 - Piero Gasparini - La "mia" Bolivia
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sistemati lassù? Saremo almeno in cinquanta. Il micro oscilla
paurosamente. Ai lati della pista sempre due grossi canaloni d’acqua.
Passano le ore. Eccoci dove ha piovuto. C’è stata l’alluvione, sì ma la
strada si intravede ancora. Buche che mi sembrano di un metro. Il micro vi
si incunea. Spinge, si inarca, si sposta. Ogni giro di ruota é un successo.
Poi si sposta tutto a sinistra e tutto a destra, a zig zag, certo per evitare le
buche, ma arriva a meno di misure di centimetri dal bordo del canale.
Io il segno della croce me lo sono fatto due volte. Se esco di qui non
mi lamenterò mai più né delle buche di via Zanardelli a Gardone V.T. , il
mio paese, né di quelle di Lodrino, e lo ridico (per scherzare amaramente
del pericolo) all’Achille, lui é il sindaco di Lodrino. Mi sono visto tante
volte in quel fossato a lottare con i coccodrilli o a sfuggire ai piraña, con
tutta la gente sopra. Da due giorni e da due notti non si dormiva; non mi é
venuto sonno nemmeno durante questo viaggio.
Un villaggio, un altro ancora: passano le ore, non si contano i
chilometri. La “salvezza”: finalmente. Avrò qualcosa da raccontare e ora
lo sto facendo. Ho fatto una promessa. A Santa Cruz de la Sierra, dove
arriviamo stremati, letteralmente, mi infilo nella chiesa. L’offerta non è
lesinata. Entrano i dollari nella cassetta delle elemosine della Cattedrale.
Consumo tutte le candele possibili. C’è la Madonna che mi guarda
sconsolata, ma io, chiedendo scusa, dico un grazie ed una preghiera al
“mio” padre Remo.
Sei un Santo. L’aereo, barcollante come ci aveva scaricato, ci riporta
tra le nubi. Un altro viaggio, più comodo, ci porterà lontani da Hardeman,
dalla Bolivia, dalla vita e dalle opere di padre Remo Prandini Viotti, ma
non dal suo pensiero e dal suo ricordo.
Ciao Remo, grazie.
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