Page 27 - Piero Gasparini - La "mia" Bolivia
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È l’ultima sera ad Hardeman: ci invitano ad uno spettacolo, tutto per
noi, per gli amici di don Remo. Scenette, canti, balli, costumi
“caratteristici”. C’è tutto il villaggio. Mi sembra proprio di sì. E ci fanno
ripercorrere mirabilmente, fino alla nostra commozione ed al nostro
stupore, la vita di don Remo. La sceneggiano tutta: da come camminava, a
come andava in bicicletta, a come insegnava, pregava, lavorava, costruiva,
medicava, dava la Comunione, si arrabbiava, cantava. Dal primo momento
ad Hardeman a tutti i momenti salienti della sua vita e delle sue opere. Non
mettono in scena, quegli indios, la sua morte. Padre Remo per loro non è
morto. Vive nei loro cuori e nella loro vita. Lo abbiamo ripetuto tante volte
dentro di noi ed insieme ad alta voce: Remo sei un Santo, per loro e per
noi. Scusaci, non pensavamo tanto tuo amore per questi campesinos. Non
immaginavamo questa tua vita con loro, insieme a loro, a soffrire con loro,
a gioire con loro. Abbiamo visto ora, lo possiamo dire ad alta voce, a
testimonianza diretta, a Lodrino, in Valle Trompia, a Brescia: grazie per
essere stato anche nostro amico.
Dobbiamo ripartire. Le nostre care Suore (alle quali vada un
monumento d’amore, a Suor Albina, Suor Grazia, Suor Anna) ci
contattano un “micro”. Che roba è? Avendo le quattro ruote lo si dovrebbe
definire un furgone, un autocarro, un pulmino. Fate voi. Per me, là
parcheggiato di notte, è quello della pubblicità del... “No Alpitur? Ahi, ahi,
ahi...”.
A che ora parte? Domanda assurda. Non ci sono sveglie, né orologi ad
Hardeman. Più o meno verso le tre, e comunque quando è pronto l’autista.
L’autista? Ha la patente? Altra domanda assurda, senza risposta, forse per
delicatezza. Quando è pronto, suona il clacson. Chi c’è c’è... “Tenetevi
pronti - ci raccomandano le suore - Questo suona poi parte. E se non lo
prendete chissà quando ce n’è un altro. E poi la strada...”. La strada,
pardon, la pista polverosa. Forse qualche decina di chilometri più in basso
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