Page 46 - Piero Gasparini - La "mia" Bolivia
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dalla mia rete protettiva fino alla luce dell’alba quando almeno vedevo di
che si trattava. Mi restano in mente le lunghe chiacchiere e le passeggiate
di sera lungo i sentieri scuri del villaggio, per farci venire sonno, anche
perché magari alle 5 del pomeriggio il cielo era già meravigliosamente
buio e pieno di stelle che ti sembrava di toccare con un dito tanto
sembravano (e sono) basse sulla linea dell’orizzonte. Le lunghe
chiacchiere e discussioni anche con le Suore per cercare di “ottimizzare”
al meglio i nostri aiuti economici ed i nostri interventi lì in quel villaggio.
Perché dimenticare le piacevoli colazioni a base di banane colte
direttamente nel giardino a fianco della casa delle Suore?
Mi sono sempre trovato meravigliosamente bene, anche
personalmente. Mi sentivo utile a qualcuno. Non perché magari lo fossi
veramente. Non sta a me giudicare. Ma mi sentivo lo spirito puro, libero
da pensieri e preoccupazioni dell’operatività giornaliera. Certo mi
mancavano la famiglia e i miei familiari. Ma ho sempre saputo (e sperato)
di avere la loro comprensione. E poi quei pochi giorni o settimane di
lontananza non avrebbero nuociuto al mio ed al loro affetto. Grazie ancora
adesso.
Ma quando stavo là a testa in su nel buio e nel silenzio della notte,
spesso mi sembrava di avere vicino a me Don Remo e spesso mi capitava
di pregarlo e di invocarlo, come del resto in Chiesa e nelle preghiere
giornaliere facevano e fanno ancora le Misioneras.
Suore che io ho definito forse irriverentemente “sante”, ma sante lo
sono davvero come sono santi davvero tutti i missionari. Come si fa ad
abbandonare tutto ed a dedicarsi completamente agli altri in una terra
lontana e sconosciuta? È già difficile, ed incomprensibile per molti, farlo
nel proprio paese…
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