Page 44 - Piero Gasparini - La "mia" Bolivia
P. 44
come faceva Don Remo. Ma le ore di viaggio erano sempre tante, ma
dappertutto, anche se i tempi sono cambiati, c’era e c’è il segno di Don
Remo. Non solo il segno tangibile della Cappella ricordo che Gianbattista
ha costruito di persona sul luogo dove Don Remo è caduto nel canalone,
ma in ogni persona che abbia almeno quaranta anni aleggia il ricordo vivo
e concreto della presenza, dell’insegnamento e delle opere del nostro Don
Remo.
Ed allora bastava che le Suore dicessero che io, che noi eravamo amici
di Don Remo e tutto quello che potevano fare per noi i campesinos lo
facevano: dall’offrirci da bere e da mangiare (anche se non avevano quasi
nulla) all’aiutarci a raggiungere un posto, una famiglia, una capanna dove
“abitava” la famiglia di uno dei piccoli “adottati a distanza”. E lì a fare
fotografie e video, non per vani esibizionismi e sfizi, ma per documentare
la povera vita di queste persone per cui Don Remo ha lottato e vissuto e
per poter fare in modo che anche qui da noi, nella nostra “ricca”
Valtrompia ci fosse chi potesse aiutarle. Siamo arrivati ad oltre 200
adozioni nei primi dieci anni di impegno.
Oggi anche questo è un poco cambiato, un poco perché gli anni
passano per tutti (anche per me e Gianbattista e gli amici tutti della
ASSOCIAZIONE AMICI DI DON REMO), un poco per altri motivi. Ma
l’intensità del rapporto con Hardeman soprattutto, rimane inalterato,
almeno fino a che anche le Suore Missionarie potranno e riusciranno a
stare lì dove Don Remo le ha volute e chiamate e dove si son trovate ad
operare “da sole” anche dopo la morte di Don Remo.
Di Hardeman mi resta nel cuore anche l’immagine delle notti, passate
in quelle stanze anno dopo anno più pulite ed accoglienti ma pur sempre
piene di strani insetti ed altra umanità, che mi obbligavano a non uscire
42