Page 15 - MDC Informa n.76
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Le parrocchie si “reinventano” per combattere il COViD19
Parroci suore e catechisti danno il via ai social, a whats App, a bacheche on line a piattaforme e
la Chiesa entra nelle famiglie. E soprattutto papa Francesco non ci lascia soli:
“......siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto
di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e neces-
sari, tutti chiamati a remare insieme, ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno
per conto suo, ma solo insieme, aprendo nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà….
“ ...Noi tutti siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto, ...Non ci siamo
fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie,
non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo pro-
seguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato…
….ma la pandemia non è un castigo di Dio, è forse un peccato sociale, che costringe tutti a risco-
prire quella benedetta appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza
come fratelli.
Mc 4,35...È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l ’at-
teggiamento di Gesù. Mentre i discepoli sono naturalmente allarmati e disperati, Egli sta a poppa,
proprio nella parte della barca che per prima va a fondo. E che cosa fa? Dorme sereno, fiducioso
nel Padre. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai disce-
poli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?
La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze
con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci di-
mostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà for-
za alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di
“imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di ane-
stetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di
evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte
all’avversità.
Perché avete paura? Non avete ancora fede?». In questa Quaresima risuona il tuo appello urgen-
te: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tem-
po di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il
tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che
non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri.
Perché avete paura? Non avete ancora fede?. L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza.
Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli an-
tichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le no-
stre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa
naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le
cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.
Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce sia-
mo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affin-
ché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo
patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose,
ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi.
Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo
presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per da-
re spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare.
Signore,...ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Si-
gnore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (M t 28,5). E
noi, insieme a Pietro, gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi (cfr 1
Pt 5,7).