Page 209 - Una primavera di bene: In cammino con Madre Pierina Santarelli (2006)
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ANGELO CUSTODE


                       Campobasso, gennaio 2006




                          S ono convinto che chiunque abbia cono-
                       sciuto  o  anche  solo  sentito  parlare  di  Suor
                       Pierina  non  possa  che  parlarne  bene.
                       Chiunque l'abbia frequentata sa per certo che
                       cercare difetti in un oceano di pregi è impre-
                       sa  ardua.  È  estremamente  difficile  trovare
                       appigli per muovere critiche alla sua perso-
                       na, alla sua figura. Laddove le parole diven-
                       tassero  fallaci,  inizia  l'opera.  La  sua  opera!
                       Che va aldilà  delle  parole,  delle  ambiguità,
                       delle  miserie  umane.  Perché  essa,  la  sua
                       opera, diventa storia, la storia di tutti coloro
                       che hanno in un modo o nell'altro partecipa-
                       to alla sua esistenza.
                          E allora, "chi" potrebbe, tra i tanti, avere
                       difficoltà ad esprimere l'affetto, l' ammirazio-
                       ne, l'amore, il rispetto nei confronti di chi già
                       da tempo è "al di sopra"? È il mio dilemma!
                       Perché l'oceano di cose che potrei dire di lei,
                                                                                                        (Patini-Patrignani)
                       di "mia zia Suor Pierina", si perde negli ste-
                       reotipi, nel già  sentito dire.  E lei  non lo merita.  O  meglio, da me non lo  merita.
                       Potreì tacere, perché saprei che ugualmente lei saprebbe riconoscermi e riconosce-
                       re ciò che nutro nei suoi confronti. Nel silenzio, quello sostanziale intercorso tra le
                       nostre esistenze, io l'ho compresa così come lei mi ha compreso. Nessuna loquaci-
                       tà avrebbe potuto mai rendere più di quel silenzio consapevole e cosciente. E quin-
                       di potrei tacere. Ma sarebbe una storia chiusa tra me e lei soli. E invece lei, solo lei,
                       merita di più. Io rompo il mio silenzio perché, provando ad aggirare gli stereotipi,
                       possa raccontare agli altri di mia "zia Suor Pierina". Del come lei fosse  presente,
                       da sempre, nella mia vita e nella vita delle mie sorelle e poi dei nostri figli. Di come
                       lei  abbia  alleviato  il  dolore  inenarrabile  per  la  morte  della  nostra  amatissima
                       madre, sua sorella. Di come la sua figura abbia contribuito alla crescita dei nostri
                       figli diventando per essi riferimento e ricordo indelebile .... Una storia come tante?!
                          È questo il limite delle parole.
                          Se devo provare a chiudere quanto provo a dire, mi rendo conto, solo ora, che
                      · potrei usare una sola frase, la più vicina a te, e abbastanza lontana dagli odiati ste-
                       reotipi per me:
                          sei la cosa più vicina ad un "Angelo Custode" ...
                          ma forse me l'hai suggerito tu.
                          Tuo  nipote.
                                                                                  TONINO MARCHITELLI


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