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La santificazione è un cammino comunitario da fare a due a due
                                     L’immagine di Valerio Chiola rappresenta un’orchestra di diversi componenti, di tutte le età perché la fatica e la bellezza della comunità è cercare l
                                     renza. Ciascuno suona il proprio strumento, ovvero dà  il proprio contributo a servizio della comunità. Insieme può trasparir


          Don Giovanni Cesare Pagazzi
          Fratelli necessari
          La paura
          L’abbandono e la consolazione
          Il Signore, come legame costitutivo degli uomini e delle donne che compongono la Chiesa ha scelto il
          legame fraterno. Nel Vangelo, si veniva chiamati uno per uno, si rispondeva uno per uno, ma si partiva
          insieme. Non è nello stile di un Dio che è Comunione chiamarci come individui. La Sua chiamata rimane
          personale, ma non riguarda mai solamente chi la riceve. Pensando però alla fatica che l’uomo compie
          nell’ adempiere bene le esigenze della fraternità, a volte può venir fuori una paura che si sconfigge solo
          se illuminata dal Vangelo. Il peccato di Caino è una mancanza di fede: Caino crede che Dio non sia ca-
          pace di salvare due vite: quella di Abele e la sua. La difficoltà fraterna nasce dall’accusa che rivolgiamo
          a ciò o a chi dovrebbe garantirci la vita. Il legame fraterno porta a galla se crediamo o non crediamo
          che Dio sia capace di custodirci la vita. Solo se ci si abbandona a Dio completamente la paura svanisce
          e lascia il posto alla consolazione. La medicina per il senso dell’abbandono è la consolazione. Tutte le
          vocazioni germinano su un’unica radice: quella della consolazione. Se una vocazione non produce con-
          solazione è inutile. Se una missione non produce consolazione è inutile.



          Don Erio Castellucci
          La vocazione: scoperta o invenzione?
          La vocazione è la scoperta di qualcosa che si ha dentro e di cui non
          siamo capaci di accorgerci subito: pensiamo ai volti, alle situazioni e
          alle relazioni che sono stati per noi gli astri e le stelle nel riconoscere
          la nostra vocazione. Facciamo una preghiera di benedizione per loro
          e  affidiamoli  alla  misericordia  del Padre.  Il  Signore  continua  a  pla-
          smarci  e  ri-plasmarci  insieme  agli  altri.  La  vocazione  è  anche  una
          invenzione sempre nuova. Preghiamo per i fratelli e le sorelle che ci
          sono accanto e che sono i collaboratori del formare e ri-formare la
          nostra vocazione, sono loro che fanno del bene alla nostra vita e ti-
          rano fuori il bene rendendo bella la nostra esistenza.





          Don Gaetano Piccolo Il discernimento in comune
          Dal documento del 1539 “Deliberazione  dei  primi  Padri” su come
          organizzare la realtà nascente della Compagnia di Gesù si può trarre
          spunto sul come fare discernimento per la nostra e altrui vocazione e
          per il nostro e altrui vivere quotidiano.
              Cercare in ogni cosa, pur nella pluralità dei pareri, con perfezio-
               ne la volontà e il beneplacito di Dio.-
              Tutto, deve protendere a lode, onore e gloria del Signore.
              Impegnarsi nella preghiera, nel Santo Sacrificio e nella medita-
               zione; e, usata così ogni diligenza, affidare poi al Signore ogni
               nostro pensiero, fiduciosi in Lui.



          Chiara Giaccardi e Mauro Magatti
          Libertà, relazione, potenza, fragilità, cura, responsabilità, sicurezza e salvezza
          La libertà dell’io può diventare un’ossessione individualistica se non si annoda alla riscoperta della rela-
          zione come luogo di responsabilità. Siamo in relazione da sempre: l’ombelico è, un sigillo che
          ce lo ricorda continuamente. La potenza è di fatto economica: l’uomo che ha, che possiede, si sente
          forte e grande e capace di dominare. Siamo fragili. Siamo attaccabili. La società potente produce scar-
          ti. Il Signore e la nostra vocazione sono il nostro punto di forza. Sentire che siamo fondamentali gli uni
          per gli altri apre al valore della cura. La cura è il filo che tesse il noi, la fonte della reciprocità. L’uomo
          ha formato e attraversato la storia: è passato il tempo delle ideologie politiche, è passato il tempo del
          desiderio individuale… Sta attraversando il tempo dell’incertezza e dell’angoscia. E allora questo nostro
          tempo è il momento della resilienza. Affrontiamo e superiamo questo dramma riconoscendo ciò che
          davvero vale: gettiamo l’ancora delle sicurezza nell’incontro con la salvezza che è l’incontro con Cristo
          Gesù.
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