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Giorno felice! Augurio              NOTE a cura
                        Dei popoli Vestini!               del Prof. Francesco Di Gregorio (1943-1996)
                       Te invocano Pretuzii,
                        Piceni e Marrucini,               Professore universitario, apprezzato storico e scrittore,
                     te confidenti affrettansi            genitore di alunni della scuola di L’Aquila. Uomo molto
                        fin d’ora a salutar!              stimato  per  la  sua  bontà  e  generosità.  Nato  a  Colli-
                                                          mento di Lucoli, il 2 giugno 1943, si trasferisce sin da
                    O Sasso! Dal tuo culmine,             bambino  a  Colle,  si  laurea  brillantemente  nell’ateneo
                         dall’arido granito               aquilano  in  pedagogia  e  filosofia  e  inizia  la  carriera
                       noi rimiriamo estatici             accademica presso l’università che lo ha visto studen-
                        un fiorellin romito,              te. Nel 1981 diventa professore associato nella catte-
                       che dal color ceruleo              dra di Letterature Comparate. Cura gli scritti inediti di
                       or or fermava il piè.              autori abruzzesi del 700, 800 e 900. Per cinque anni
                                                          dirige e coordina le “Letture siloniane” presso il Centro
                    Oh qual contrasto! Attonito           Studi “Ignazio Silone” di Pescina (AQ). Muore prema-
                     io contemplava il monte,             turamente il 10 febbraio 1996 a soli 53 anni.
                     quando quel fior pareami
                      dir con modesta fronte:             (1) Le frequenti escursioni che si fanno sul Gran Sasso
                   anche me guarda…osservami,             d’Italia dagli alpinisti, hanno dato occasione alla Pale-
                     non ti scordar di me!  (6)           stra Aternina di ricordare quella che fu compiuta il 26
                                                          e 27 luglio 1875 da alcuni professori del seminario di
                   Sì, tutto è grande e provvido,         Aquila.  Tra  costoro  c’era  l’Arcivescovo  Mons  Augusto
                     tutto è quaggiù bellezza!            Antonino Vicentini, allora professore di letteratura, che
                       Le rupi e le piramidi              colpito  dal  sublime  spettacolo  che  offriva  quell’ardua
                      Dalla vetusta altezza,              vetta,  lesse  all’aperto  quest’inno  estemporaneo  la
                      l’acque le valli, e l’aure          mattina del 27 luglio, alla presenza dei soci, in uno dei
                      che scherzano coi fior!             punti  meno  incomodi,  ove  fecero  sosta,  all’altezza  di
                                                          2300metri s.l.m.
                   Tu varchi i monti? E svelano
                      di Dio la gran potenza:             (2)  L’acqua  di  cui  si  parla  è  quella  accennata  anche
                    guardi alla terra? E’ simbolo         dallo scrittore Pontano nella elegante descrizione che
                       dell’alta sua sapienza:            ci ha lasciato sul monte Corno.
                     t’innalzi al cielo? E’ vivido
                     specchio del divo amor  (7)          (3) La roccia, come era già stato osservato da un di-
                                                          stinto  socio  del  club  Alpino,  è  un  masso  giurassico,
                                                          che  termina  in  due  punte  dolomitiche  denominate:
                     Chiedi la vera immagine              Corno Grande e Corno Piccolo, di composizione calca-
                    che del suo raggio accese?            rea compatta alpina corallifera.
                      Come alighier sul Catria
                       mira qui il bel paese,             (4)  L’Oeta,  monte  della  Grecia,  vicino  alle  Termopili,
                      che dal Cenisio al Leuca            celebri per l’eroica difesa dei 300 Spartani.
                      l’Alpe circonda e il mar.
                                                          (5) Tra le altre cose osservate nella catena delle mon-
                       Ecco la terra Esperia,             tagne vicine, non fu trascurata una cava di lignite che
                        la terra dell’incanto,            si presentava a strati diversi, di poco e ineguale spes-
                    cui ride un cielo armonico            sore, si tratta del monte volgarmente detto Fornaca o
                     ai fiori, ai suoni, al canto!        della  Fornace,  che  si  eleva  nella  parte  orientale  di
                     S’ella è dell’arti il tempio,        Campo  Imperatore  e  stabilisce  l’ultimo  confine  dei
                       questo è di Dio l’altar!           possedimenti di casa Medici, conosciuti in Abruzzo con
                                                          il nome di Baronia. Sull’alta vetta del monte si dice ci
                                                          sia lo stemma Medicèo.

                                                          (6) Si allude alla delicata Myosotis nana del Willdenow
                                                          -  “Non  ti  scordar  di  me”  degli  italiani.  Unitamente  a
                                                          questa pianticella, vennero raccolte tante altre già co-
                                                          nosciute in quei luoghi, oggetto di una distinta esposi-
                                                          zione, sulla sommità del Vado; come pure la Gentiana
                                                          nivalis,  la  Dryas  octyopetala,  con  varietà  a  fiori  mo-
                                                          struosi, la Campanula graminifolia, caratteristica della
                                                          regione alpina abruzzese, ed altre specie vegetali.

                                                          (7) La sera del 26 luglio ci furono anche osservazioni
                                                          astronomiche e meteorologiche con cui si potè meglio
                                                          godere  lo  spettacolo  di  una  notte  estiva  su  quelle
                                                          montagne d’Abruzzo, specialmente sul luogo in cui la
                                                          brigata, alla mite temperatura di 10° C e all’altezza di
                                                          1836 metri s.l. m., poteva tessere le lodi al Dio Crea-
                                                          tore e Signore.
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