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meglio la propria famiglia. Siamo in
definitiva anche noi “cresciuti” a quel-
la scuola, dove mentre i nostri bambi-
ni apprendevano l’abc, noi frequenta-
vamo l’università dell’impegno genito-
riale. Noi anche, forse senza accor-
gercene, crescevamo grazie a Madre
Pierina e alle sue Figlie spirituali. Ne
ebbi riprova quando, non ricordo per
iniziativa di chi, ci ritrovammo, noi
genitori e le “nostre” suore, a leggere
e commentare il decreto conciliare
“Apostolicam actuositatem” sull’apo-
Carissime Sorelle, ripensare all’accaduto di circa qua- stolato dei laici, e in particolare il se-
rant’anni fa, di quando Francesca ed io ancora sufficien- condo argomento del capitolo terzo
temente giovani ci ritrovammo con due deliziosi bambo- dedicato alla Famiglia. Io avevo avuto
lotti, Roberto e Cristina, tra le mani, scoperchia lo scri- l’incarico di aprire il discorso, ed ero
gno dei ricordi ed emoziona chi ormai è giunto a tirare timoroso dell’esito: sarebbe stato ac-
le somme della propria esperienza esistenziale. Oggi che colto il conclusivo invito al dialogo,
anche i nostri nipoti, Lorenzo e Stefano, hanno ormai alla discussione? Ebbene, dopo qual-
lasciato le aule dell’Istituto della Dottrina Cristiana per che incertezza, via via un semplice
affrontare gli studi del livello superiore, mi viene innanzi quanto positivo riscontro di mamme e
tutto a mente il disperato e sfortunato tentativo di con- papà presenti nell’accogliente salone
vincere Madre Pierina e le sue più strette collaboratrici a dette vita alla condivisione di idee,
rischiare ancora di più, avviando allora anche un primo all’approfondimento di tematiche, alla
corso di scuola media. C’erano ostacoli insormontabili e riflessione sul futuro. Ne uscimmo tut-
da noi ben conosciuti; ma voglio ricordarlo proprio per- ti arricchiti: e forse anche più consa-
ché quel tentativo, se ben ci si pensa, sarebbe sufficien- pevoli di poterci affidare con una nuo-
te per dimostrare quanto avessimo apprezzato l’espe- va maturità alle sfide della vita che ci
rienza di quella scuola elementare fuori Porta Leoni e attendeva. Quella vita Francesca ed io
quanto desiderassimo di poter fruire ancora di quella abbiamo trascorso per quarant’anni in
realtà educativa, come un discorso che non si voleva serenità e nella consapevolezza di
chiudere. Negli ultimi tempi, nelle rare occasioni in cui aver fatto, grazie a quella maturità
potevo essere disponibile per riprendere dal MUSP di via che ci trasformava da inesperti geni-
Madonna di Pettino, Stefano, o Lorenzo, o entrambi, tori in responsabili costruttori del no-
guardandoci negli occhi con Suor Lamberta, magari an- stro avvenire, la migliore delle scelte.
che in complice silenzio ci scambiavamo il ricordo di una Oggi, siamo grati di ciò, e non ci ver-
frase divenuta un nostalgico ritornello: “… non sono più gogniamo di tornare, sovente, a sco-
quei tempi…”. Il mondo va avanti per tutti e la nostalgia perchiare lo scrigno dei ricordi per
non è sempre un buon viatico: ogni tempo ha la sua emozionarci ancora come allora. Gra-
storia, ogni generazione le sue direttrici. Quindi è dove- zie, sorelle di ieri e di oggi, grazie di
roso accettare il nuovo e pensare che, in ogni modo, cuore. Walter Capezzali
quel filo non s’è interrotto, perché dopo i figli anche i
nostri nipoti hanno potuto fruire di quell’accogliente
realtà ed assaporare il clima di quella Famiglia allargata.
Si, una Famiglia. Le riflessioni che nel tempo abbiamo
fatto su quel felice periodo della nostra vita, portano me
e Francesca non soltanto a ricordare l’amorevole sag-
gezza della Madre, la pazienza di Suor Fortunata che
era il rifugio consolatore per i pianti di Roberto, la sorri-
dente complicità di Suor Nicolina quando Cristina voleva
sapere in anticipo cosa avrebbero mangiato a pranzo…
Questi sono i ricordi che ci commuovono e che ci fanno
sorridere. Ma ben altra è la realtà che proprio oggi, a
quarant’anni da quegli inizi, è doveroso ricordare con
piena coscienza e gratitudine. In quegli ambienti, nei
corridoi e nella classi nelle quali, genitori “scapestrati”
ed entusiasti forzavano la mano a suore accondiscen-
denti per indimenticabili feste mangerecce, in quel clima
fatto di schietta condivisione, di ideali e di cose pratiche,
molti di noi hanno cementato l’arte di costruire sempre
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