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Insieme leggiamo, riflettiamo e preghiamo con il messaggio di Papa Francesco

          Simeone e Anna, attendono nel tempio il  passa da qui. Una seconda do-
          compimento  della  promessa  che  Dio  ha  manda: che cosa vedono i no-
          fatto al suo popolo: la venuta del Messia.  stri occhi? Simeone vede e rico-
          La  loro  attesa  non  è  passiva,  è  piena  di  nosce  Cristo.  Ecco  il  miracolo
          movimento. Seguiamo i movimenti di Si- della  fede:  apre  gli  occhi,  tra-
          meone:  egli  è  mosso  dallo  Spirito,  sforma  lo  sguardo,  cambia  la
          poi vede nel Bambino la salvezza e final- visuale. La fede nasce dallo
          mente lo accoglie  tra le braccia. Lascia-
          moci  attraversare  da  alcune  domande   sguardo compassionevole con cui Dio ci guarda, sciogliendo
          importanti, per la vita consacrata. La pri-  le durezze del nostro cuore, risanando le sue ferite, dandoci
          ma è: da che cosa siamo mossi?  Lo Spiri-  occhi nuovi. Occhi nuovi su noi stessi, sugli altri, su tutte le
          to Santo fa ardere nel cuore di Simeone il   situazioni che viviamo, anche le più dolorose. Non si tratta
          desiderio  di  Dio,  è  Lui  che  spinge  i  suoi   di uno sguardo ingenuo, ma  sapienziale; lo sguardo inge-
          passi verso il tempio e rende i suoi occhi   nuo fugge la realtà o finge di non vedere i problemi; si trat-
          capaci di riconoscere il Messia, anche se   ta invece di occhi che sanno “vedere dentro” e “vedere ol-
          si  presenta  come  un  bambino  piccolo  e   tre”; che non si fermano alle apparenze, ma sanno entrare
          povero. Questo fa lo Spirito Santo: rende   anche nelle crepe della fragilità e dei fallimenti per scorger-
          capaci di scorgere la presenza di Dio e la   vi la presenza di Dio. Gli occhi anziani di Simeone, pur affa-
          sua  opera  non  nelle  grandi  cose,  nell’e-  ticati dagli anni, vedono il Signore, vedono la salvezza. Co-
          steriorità appariscente, ma nella piccolez-  sa vedono i nostri occhi? Quale visione abbiamo della vita
          za  e  nella  fragilità.  Pensiamo  alla  croce:   consacrata?  Il  mondo  spesso  la vede  come  uno  “spreco”:
          anche  lì  è  una  piccolezza,  una  fragilità,   “Ma  guarda,  quel  ragazzo  così  bravo,  farsi  frate”,  o  “una
          anche una drammaticità. Ma lì c’è la forza   ragazza così brava, farsi suora… È uno spreco. Se almeno
          di  Dio.  L’espressione  mosso  dallo  Spirito   fosse  brutto  o  brutta…  No,  sono  bravi,  è  uno  spreco”.  Il
          ricorda  quelle  che  si  chiamano  “mozioni   mondo la vede forse come una realtà del passato, qualcosa
          spirituali”: sono quei moti dell’animo che   di  inutile.  Ma  noi,  religiose  e  religiosi,  che  cosa  vediamo?
          avvertiamo  dentro  di  noi  e  che  siamo   Siamo rivolti con gli occhi all’indietro, nostalgici di ciò che
          chiamati  ad  ascoltare,  per  discernere  se   non c’è più o siamo capaci di uno sguardo di fede lungimi-
          provengono dallo Spirito Santo o da altro.   rante,  proiettato  dentro  e  oltre?  Avere  la  saggezza

          Allora  ci  chiediamo:  da  chi  ci  lasciamo   del guardare questa la dà lo Spirito: guardare bene, misu-
          muovere: dallo Spirito Santo o dallo spiri-  rare bene le distanze, capire le realtà. A me fa tanto bene
          to  del  mondo?  Mentre  lo  Spirito  porta  a   vedere consacrati e consacrate anziani, che con occhi lumi-
          riconoscere Dio nella fragilità di un bam-  nosi  continuano  a  sorridere,  dando  speranza  ai  giovani.
          bino, noi a volte rischiamo di pensare alla   Pensiamo a quando abbiamo incontrato sguardi simili e be-
          nostra consacrazione in termini di risulta-  nediciamo Dio per questo. Sono sguardi di speranza, aperti
          ti, di traguardi, di successo: ci muoviamo   al futuro. E forse ci farà bene, fare un incontro, fare una
          alla ricerca di spazi, di visibilità, di nume-  visita ai nostri fratelli religiosi e sorelle religiose anziani, per
          ri: è una tentazione. Lo Spirito non chiede   guardarli,  per  parlare,  per  domandare,  per  sentire  cosa
          questo. Desidera che coltiviamo la fedeltà   pensano.  Credo  che  sarà  una  buona  medicina.  Il  Signore
          quotidiana, docili alle piccole cose che ci   non manca di darci segnali per invitarci a coltivare una vi-
          sono state affidate. Com’è bella la fedeltà   sione  rinnovata  della  vita  consacrata.  Non  possiamo  fare
          di Simeone e Anna! Ogni giorno si recano   finta  di  non  vedere  questi  segnali  e  continuare  come  se
          al tempio, ogni giorno attendono e prega-  niente fosse, ripetendo le cose di sempre, trascinandoci per
          no. Noi possiamo chiederci: cosa muove i   inerzia  nelle  forme  del  passato,  paralizzati  dalla  paura  di
          nostri  giorni?  Quale  amore  ci  spinge  ad   cambiare. Oggi, la tentazione di andare indietro, per sicu-
          andare  avanti? Lo Spirito Santo o la pas-  rezza, per paura, per conservare la fede, per conservare il
          sione  del  momento?  A  volte,  dietro  le   carisma fondatore. La tentazione di andare indietro e con-
          opere buone si nasconde il tarlo del narci-  servare  le  “tradizioni”  con  rigidità.  Mettiamoci  in  testa:  la
          sismo  e  del  protagonismo.  In  altri  casi,   rigidità è una perversione, e sotto ogni rigidità ci sono dei
          pur portando avanti tante cose, le nostre   gravi problemi. Né Simeone né Anna erano rigidi, no, erano
          comunità religiose sembrano essere mos-   liberi e avevano la gioia di fare festa: lui, lodando il Signore
          se più dalla ripetizione meccanica  fare le   e profetizzando con coraggio alla mamma; e lei, come buo-
          cose per abitudine, che dall’entusiasmo di   na  vecchietta,  andando  da  una  parte  all’altra  dicendo:
          aderire allo Spirito Santo. Dobbiamo veri-  “Guardate questi, guardate questo!”. Hanno dato l’annuncio
          ficare le nostre motivazioni interiori, per-  con gioia, gli occhi pieni di speranza. Niente inerzie del pas-
          ché il rinnovamento della vita consacrata    sato, niente rigidità.
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