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E nei lunghi anni di consacrazione al Signore questa gioia non è venuta meno, perché la certezza
             della fedeltà di Gesù al mio sì è esperienza quotidiana.  - Io vi rispondo che mi sono consacrata al
             Signore con coscienza  e responsabilità e la testimonianza della mia vita ve ne dà atto. Gesù chia-
             mandomi ha cambiato la mia vita. Mi ha aperto orizzonti nuovi, ampi, che vanno oltre la bellezza
             di una chiamata a costruire una famiglia tutta mia, per aprirmi a Lui, appartenergli, amarlo e, per
             lui amare la sua Chiesa. L’ho incontrato in questi lunghi anni attraverso la “conoscenza” del Van-
             gelo, la preghiera e la disponibilità gratuita che ho offerto con generosità e senza risparmio alle
             comunità delle parrocchie in cui ho prestato servizio mediante la catechesi l’insegnamento e altri
             compiti. Ho percepito la gioia di una vera libertà perché Lui mi ha fatto sempre sentire il suo amo-
             re, soprattutto nei momenti di difficoltà, che certamente non mancano a nessuno. Gesù si aspettava
             che io gli rispondessi: -Un sì per sempre? Che paura! Mi ha illuminata e rafforzata la parola di Di-
             o, l’incontro con Lui nell’Eucarestia e la carità delle consorelle. L’amore di Gesù non poteva fer-
             marsi a me, ma voleva arrivare ai fratelli anche per mezzo mio. E nei lunghi anni di consacrazione
             al Signore questa gioia non è venuta meno, perché la certezza della fedeltà di Gesù al mio sì è e-
             sperienza quotidiana.  La Sua fedeltà è certezza, la mia fedeltà è fragile, a volte il cuore trema, ri-
             fiuta le prove, però nonostante tutto, posso dire che  le stesse promesse che Gesù ha fatto a Pietro
             (Mc10,28) sono concrete anche nella mia vita: non solo il centuplo di tutto ciò che ho lasciato ho
             già ricevuto, molto di più certamente, insieme a qualche prova e sofferenza. L’amore fedele e La
             misericordia sono il volto più bello che ho scoperto di Gesù: vorrei solo che tutti i miei fratelli, in
             particolare i giovani, lo scoprissero e lo sperimentassero. Si possono fare varie esperienze di Chie-
             sa: l’appartenenza a gruppi, movimenti e associazioni e tutto questo è segno della vivacità dello
             Spirito Santo e delle diversità che unificano in un solo Corpo, ma invito i giovani qui presenti a
             fare esperienza della vita religiosa, se Dio vi fa sentire la sua voce, non chiudete le orecchie alla
             sua  chiamata,  ma  rispondete  con  prontezza  e  generosità.  Mi  affascina  la  bellezza  della  Chiesa
             “ordinaria”, di quella chiesa locale fatta dal popolo dei fedeli. E’ un po’ come l’esperienza di Gesù
             e dei discepoli sulle strade della Palestina: mi dedico con passione, amo, ascolto, accolgo e condi-
             vido fatiche e gioie dei fratelli che Dio mi dà di incontrare ogni giorno per annunciare loro la novi-
             tà del Regno. Che cosa ho fatto in questi 50 anni? Sono stata con loro e con Gesù nella Chiesa!
             Ed è quello che farò ancora, se Dio mi concederà ancora di farlo. A tutti voi dico il mio grazie sin-
               cero, perché in questo giorno così importante, vi siete uniti a me nella preghiera per innalzare al
              Signore un inno di lode e di ringraziamento per avermi chiamato alla vita religiosa. Grazie a Don
              Valdemar e ai Salesiani per avermi dato l’opportunità di celebrare i miei 50 anni di vita religiosa
              insieme a voi. Grazie soprattutto alla nostra Superiora Generale che mi onora con la sua presenza,
                                       alle consorelle tutte che oggi mi sono vicine.


                    GRAZIE                                                               GRAZIE






















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