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2 aprile 2022
saggio dall’amicizia all’accompagnamento?
Nell’’amicizia c’è un legame affettivo, mentre
nell’accompagnamento si costruisce l’arte dell’a-
scolto: ascoltare ed amare. Amare Dio con tutto
se stesso è la sfida dell’amore, è la proposta
dell’integralità. Amare il prossimo è la conse-
guenza dell’amore, è la strada dell’uomo a Dio
attraverso l’uomo. Ascoltare l’altro è segno di
umiltà, ma mentre sto ascoltando l’altro devo
anche ascoltare me stesso. Devo mettermi di
fianco all’accompagnato e non di fronte, per di-
Sintesi degli incontri a cura mostrare la mia autorità. Un vero accompagnato-
di Suor M. Anastasie Ndaya re spirituale vive la compassione, con tante do-
Nell’accompagnamento è Dio che accompagna e mande nel cuore, (è un domestico dell’anima, un
l’accompagnatore è uno strumento a servizio servitore dell’anima). Con l’arte del colloquio: lo
del Signore che si impegna a guidare e a segui- sguardo di Dio ama le cose nascoste e nulla è
re l’accompagnato sulle vie di Dio. La persona troppo piccolo. Devo entrare nella vita dell’altro
accompagnata è riconosciuta dallo sguardo di con delicatezza, rettitudine, stupore, devozione,
Dio e da Gesù suo Figlio che guarda il peccatore cura e serietà. Prendere cura di sé; assumere il
Lo sguardo di chi accompagna dice poche paro- destino, la sofferenza. Essere fedele all’amore,
le: ”Oggi devo fermarmi a casa tua.” all’ amicizia, uscire da sé, per andare verso l’al-
Oggi- adesso – subito, devo: è l’urgenza dell’a- tro. In definitiva accompagnare è lasciare andare
more. Fermarmi- è un desiderio. il giovane, fare del battezzato un discepolo, la-
Primo rischio: noi spesso abbiamo la tentazione sciarlo libero e insegnargli a cercare quale è la
di portare tutto ad una sola dimensione: la mia. pagina del Vangelo di oggi che gli parla, perché
Non dobbiamo pensare che l’accompagnamento la Parola di Dio attrae e guida. Per contro quan-
è opera mia, no è un desiderio del Signore che do c’è dipendenza c’è confusione.
l’accompagnato cammini verso di Lui e che sia
ben guidato, dunque chi accompagna è solo
uno strumento –guida.
Secondo rischio: guardare il cammino dell’ac-
compagnato. E’ importante lasciare l’accompa-
gnato libero. Ed evitare di fare come il canguro:
dei salti e/o dei salti. Nell’arte dell’accompagna-
mento, prima di fare domanda per accompa-
gnare, occorre: prima pensare, dopo parlare,
agire e infine sapere tacere. E’ importante la
capacità di saper fare silenzio. Si tratta di impa-
rare a costruire un silenzio creativo con apertu-
ra di mente, un aspetto molto sacro. Imparo a
conoscere i bisogni, la memoria, scopro le po-
tenzialità di chi accompagno. E’ importante co-
gliere ed accogliere il vissuto dell’accompagnato
per poterlo guidare nel suo cammino nel miglio-
re dei modi, pur lasciandolo libero.
Quali risultati avrò da questo cammino dell’ac-
compagnato? Cosa penso di ricavare di utile dai
Colloqui con l’accompagnato? Cosa voglio rag-
giugere? Come posso operare l’importante pas