Page 68 - Una primavera di bene: In cammino con Madre Pierina Santarelli (2006)
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LE DUE MAMME DI UNA VOCAZIONE                                              Foligno (Perugia), 2 agosto 2004







                E ra il  22  settembre 1962  quando mia  madre,
            combattuta dalla resistenza di mio padre, e la  mia
            insistenza,  mi  accompagnò  all'Istituto  Dottrina
            Cristiana  a  L'Aquila,  fuori  Porta  Leoni,  perché
            dicevo di voler diventare Suora.
                Nessuno era  sicuro se  dicessi  sul serio o  se si
            trattava di una cosa passeggera: era tutto da vede-
            re,  però  si  sa,  nell'incertezza  è meglio  "provare".
            Andammo con la corriera che, a quei tempi, si fer-
            mava davanti al Duomo. Attraversammo il  Corso
            e, passando davanti a San Bernardino, scendemmo
            sotto l'arco che per me e per tante altre rappresen-
            tava  l'ingresso  trionfale  della  Sposa  nella  sua
            nuova casa.
                Percorrendo  poi la  piccola strada,  ancora  dissestata  che  attraversava  la  "montagnola",  arrivammo a
            Casa Madre, la nuova casa di cui tutte le Suore andavano orgogliose perché era il  frutto dei loro sacrifici.
                In quella casa,  profumata di pulito, di silenzio,  di eleganza,  ci  accolse  con modo gentile e affabile,
            Sr.Fortunata, che ci  fece  accomodare nella  "sala rossa"  e  ci  disse di attendere perché sarebbe andata a
            chiamare la Madre Generale, una parola troppo grossa che ci metteva un po' in difficoltà e apprensione.
                Io e mia madre rimanemmo in silenzio: un silenzio che per mia madre celava preoccupazione e soffe-
            renza al pensiero di "perdere" la figlia e per me la soddisfazione di andare a fare la Suora che mi sembra-
            va una cosa tanto bella.
                La "Madre Generale" non si fece attendere molto, ed ecco che dopo pochi munuti compare sulla porta
            una Suora esile,  precisa, con un sorriso che già al primo impatto scioglieva ogni dubbio e con gli occhi
            che sembrava volessero aprire uno squarcio di cielo.
                Mia madre ne rimase profondamente colpita.
                "Madre Pierina" la fece accomodare sul divano rosso e Lei accanto, mentre io ero seduta col mio vesti-
            to nuovo, color fragola, su una poltroncina.
                In  quel momento,  senza saperlo,  mi  trovai  dinanzi alla più bella icona  contemplata dal  vivo:  due
            mamme su un divano rosso sovrastate da un grande crocifisso attaccato alla parete, con le braccia spalan-
            cate, pronto ad accoglierle tutte e due in un unico abbraccio.
                Ambedue le mamme con le braccia protese, l'una verso l'altra: una per donare l'altra per ricevere.

                Quel ricevere, per Madre Pierina, voleva dire investire da parte di Dio in una nuova maternità: avreb-
            be dovuto fare di una semplice ragazza una Sposa di Gesù. Ma Lei a Dio non ha mai detto di "no" e anche
            questa volta è pronta alla nuova maternità. Iniziò così un dialogo che non ho più dimenticato.
                Erano entrate in sintonia, o meglio, in una comunione di cuori: tra mamme ci si capisce subito.
                E Madre Pierina era anche Lei una "mamma". Con un linguaggio semplice,  piacevole,  cominciò a
            decantare la sublimità della vocazione religiosa, il dono grande, anche se sofferto, che i genitori fanno al
            Signore della loro figlia e come Dio sa rendere il cento per uno.


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