Perché proprio in Bolivia…
Le vie della Provvidenza sono davvero infinite!
Le Suore Missionarie Dottrina Cristiana come risposta al Decreto “Ad gentes” nella preghiera e nella riflessione attenta maturano l’idea di allargare i loro confini portando il carisma ereditato dalla venerata madre Fondatrice, anche oltre oceano.
Dal diario “Memorie di Suor M. Nazarena Di Paolo”
… “Eravamo dirette in Argentina, ma l’incontro di un padre francescano e con un padre salesiano, dirottò la nostra attenzione verso i poveri della Bolivia. Il 14 ottobre 1984 la Superiora Generale Madre Pierina Santarelli e Suor M. Nazarena Di Paolo, Segretaria Generale, partirono per una esplorazione della Bolivia, al fine di individuare la località dove inviare le missionarie per impiantarvi il carisma del nostro istituto. Ad attenderci e farci da guida, nei 15 giorni di soggiorno, furono quattro padri salesiani, Mons. Tito Solari, allora Ispettore salesiano, Padre Arcangelo Calovi, Padre Vincenzo D’Anna e Padre Remo Prandini, quello con cui avremmo dovuto lavorare nei villaggi poverissimi della foresta Amazzonica boliviana. Una storia singolare quella di Padre Remo, che ci accompagnò nel lavoro per soli due mesi, poi la morte lo prese e lo rese nostra guida dal cielo. Le prime missionarie, sei in tutto, sempre accompagnate da Madre Pierina Santarelli e da Suor M. Nazarena Di Paolo, partirono il 18 ottobre 1986, raggiungendo a terra boliviana il giorno successivo. Due le comunità iniziali: una a Santa Cruz de la Sierra nel barrio Victoria, luogo con casupole povere e gente molto bisognosa, l’altra ad Hardeman un villaggio a 180 Km dalla città, immerso nel verde e nelle difficoltà che precedono la foresta Amazzonica boliviana. Oggi altre due comunità sono presenti nella città d Santa Cruz con la realizzazione di due hogar (orfanotrofi) per aiutare l’infanzia abbandonata: l’hogar Maria Immacolata e l’hogar Sonrisa de Mariele ed un’altra a Cochabanmba, come casa di formazione per novizie e juniores”…
Ecco come operano le Suore MDC in terra boliviana
Dal 1986 per grazia di Dio, la missione in Bolivia cresce sia come numero di religiose che come numero di case, pertanto il Consiglio Generale nell’anno 2000, comprende l’esigenza di nominare una religiosa come Delegata per la missione che, coadiuvata dal Consiglio di Delegazione, guidi la missione secondo le direttive della Superiora Generale.
Delegate per la missione in Bolivia
Come prima delegata viene nominata Suor Diomira Doria nativa di Sulmona (AQ), scelta tra le prime sei religiose missionarie che nel 1986 lasciano l’Italia per portare il Carisma in terra boliviana.
Nel 2018 le succede Suor M. Erika Molina di nazionalità boliviana.
Comunità MDC in Barrio Victoria (Santa Cruz de la Sierra)
Nel quartiere Barrio Victoria le religiose danno vita a una comunità variegata, ha infatti sia carattere pastorale che educativo. Alla vicina chiesa “Gesù Maestro” le suore prestano servizio di catechesi, inoltre operano come insegnanti di religione nella loro scuola dell’infanzia, il kinder “Madre M. Francisca” e nella scuola primaria intitolata a “Madre Pierina Santarelli”. Si occupano inoltre di curare la cultura anche di ragazzi e adulti, dirigono infatti il CEMA che fa azione di recupero per il conseguimento del diploma di scuola superiore e il centro “Gesù Maestro” con il corso di licenziatura in Scienze Religiose dell’Università Cattolica Boliviana ed il corso di studi superiori con la “Normal cattolica Sedes Sapientiae”.
Comunità MDC in Hardeman
Una comunità MDC vive nel villaggio Hardeman che si trova a 180 Km da Santa Cruz della Sierra, si inoltra nella foresta amazzonica della Bolivia orientale. La zona è prevalentemente deforestata per lasciar posto all’agricoltura. L’attività principale della popolazione di Hardeman è infatti costituita dal lavoro giornaliero in estese proprietà. Il lavoro è retribuito in prevalenza con l’elargizione di materie prime alimentari, oppure con paghe molto basse. La maggior parte degli abitanti vive in capanne fatte di tavole di legno, o di lamiera, in condizioni di povertà inimmaginabile. Mancano, infatti, i servizi igienico-sanitari e la corrente elettrica è distribuita solo in parte nel centro di Hardeman, lasciandone privi tutti gli altri villaggi vicini. Le strade, solo a sterro e non lastricate o asfaltate, sono poco praticabili, infatti, nel periodo delle piogge, da novembre ad aprile, creano problemi di allagamenti, bloccando il movimento di persone e merci, Al tempo della siccità, da maggio ad ottobre, invece, si riempiono di colonne di fitta e densa polvere che ostacola seriamente la visibilità.
Il maggior centro abitato lungo la strada da Santa Cruz ad Hardeman è Montero, grosso borgo commerciale. Le suore che operano sia nel villaggio che nei dintorni – occupandosi tra l’altro delle piccole comunità disperse nella foresta – abitano in una piccola casa costruita nelle immediate vicinanze della chiesa, situata sulla piazza principale del paese. A loro, dal 1986, sono stati affidati gli istituti d’istruzione elementare, media e superiore, e la scuola materna, che si trovano ad Hardeman – distretto di Minero, provincia di Santisteban, dipartimento di Santa Cruz – che attualmente ospitano più di mille alunni. È importante sottolineare che dal 2 giugno del 2001, l’istituto Medio è stato nominato “Italo-Boliviano”, per volontà e decisione delle autorità locali e delle famiglie degli studenti che hanno così voluto esprimere la loro gratitudine ai numerosi italiani che, attraverso le adozioni a distanza, aiutano bambini e ragazzi a crescere in modo migliore. L’istituto, attualmente, è ubicato in aule di legno costruite senza pavimento e senza attrezzature didattiche, all’infuori di lavagna, gesso e banchi. Anche i servizi igienici sono scarsi e poco praticabili.
Buon Compleanno MDC in Hardeman: l’Istituto festeggia 35 anni di presenza.
Da una esperienza di Piero Gasparini, volontario in Bolivia e amico di Padre Remo Prandini (sacerdote salesiano) per sua gentile concessione “La mia Bolivia”.
Comunità MDC Hogar Maria Immacolata
Nel 1989, le suore Missionarie della Dottrina Cristiana, toccate dalla tremenda situazione dei bambini orfani e abbandonati, decisero di organizzare un hogar per poterne accogliere almeno un piccolo numero. Nel 1991 fu arrestato in Argentina il noto trafficante boliviano, Jorge Suarez, detto Techo de Paja, ed i suoi beni vennero confiscati dallo Stato e destinati ad opere sociali. Le autorità di Santa Cruz, responsabili del Tribunale Tutelare dei Minori, d’accordo con le autorità nazionali, venute a conoscenza dell’avvio di un nuovo progetto di assistenza all’infanzia abbandonata, proposero alle Missionarie della Dottrina Cristiana di adibire ad hogar la casa confiscata al narcotrafficante. Apportate alcune modifiche, l’8 dicembre 1991 venne aperta l’hogar Maria Inmaculada con inizialmente, dodici bambine. Attualmente ospita bambine e ragazze di età compresa tra i 6 e i 18 anni – orfane o abbandonate dai genitori – che all’interno della struttura frequentano la scuola e svolgono attività di svago, manuali, di musica e di sport amorevolmente seguite e curate dalle suore. L’hogar consta di una piccola villa ad un piano, larga e bassa, con ampie vetrate dotate di fitte retine che difendono la casa dagli insetti. Al suo interno vi sono una cucina ed un tinello con un bel pavimento rosso mattone, un soggiorno, una sala da pranzo e camere da letto. Anche alcuni ampi fabbricati, posti dietro al villino principale e originariamente utilizzati come locali di ricreazione varia, sono stati riadattati e trasformati in alloggi per le ragazze, con camerate a più letti, cucina, sala da pranzo, lavatoi e bagni. Dappertutto, però, anche nella villa principale, le pareti ed i soffitti risentono fortemente dell’umidità, infatti presentano crepe e larghe macchie. Il tetto avrebbe urgente bisogno di restauri e riparazioni, rimandati, però, a causa di irrisolte questioni di proprietà. La giornata all’interno dell hogar trascorre con molte attività ben organizzate, programmate oltre i normali orari d impegno scolastico e relativi compiti. Tutte le ragazze vanno a scuola, nello stesso edificio che opera tre turni giornalieri: la mattina vanno le alunne delle elementari (Curso basico), nel pomeriggio quelle delle scuole medie (Curso intermedio) e alla sera quelle del liceo (Curso medio).tra le attività extrascolastiche preferite dalle ragazze vi sono quelle manuali (ricamo, taglio, cucito) nelle quali dimostrano una notevole abilità, molteplici attività sportive ed il canto corale.
Cochabamba: comunità di formazione alla vita religiosa
La casa di Cochabamba è stata voluta per la formazione alla vita religiosa, postulanti, novizie e juniores (suore di voti temporanei) che insieme alle loro formatrici fanno esperienza di vita religiosa per discernere sulla autenticità della loro chiamata. Frequentano in città una scuola di formazione intercongregazionale accompagnate dalle loro formatrici, ma completano i loro studi anche in casa, approfondendo il carisma, e la conoscenza delle Costituzioni.
Comunità MDC Hogar Sonrisa de Mariele
Tutto iniziò così: In occasione del 39 Zecchino d’Oro, la Superiora Generale del tempo, Madre M. Nazarena Di Paolo scrisse questa lettera a Padre Berardo Rossi frate minore responsabile dell’Antionano di Bologna:
“Se il Signore ha promesso ricompensa a chiunque darà un sorso d acqua in suo nome, quanta pioggia di grazie scenderà sull’ Antoniano per il bene che mina nei solchi umani in ogni parte della terra. E sarà pioggia senza misura nell’infinita misura di Dio. Sento già i bambini dell Hogar Maria Inmaculada in Santa Cruz de la Sierra cantare di gioia nel sapersi pensati ed amati da qualcuno, dagli Italiani che loro amano tanto. Molti di loro non conoscono il volto di una madre o di un padre, ma ne stanno scoprendo molti sulla loro strada segnata dal dolore. Tra questi volti da oggi in poi ci sarà anche Lei, Padre Berardo, tutti i Padri Francescani dell’ Antoniano, tutti i Suoi collaboratori, le Sue collaboratrici che stimo molto e quanti sapranno fare un gesto di solidarietà. Questo è il modo più bello di cantare le lodi a Dio ed intessere quelle di Mariele, donna di gioia e di speranza che ha cantato la vita e sonorizzato i gesti umani per contrassegnarli di valori che non passano. Così Mariele rivivrà in Bolivia, in quell angolo di terra dove spunterà il Fiore della Solidarietà, e sarà gioia grande in quella casa che, protetta dalla Vergine Maria, ci piace porti il nome del sorriso di Mariele: Casa de la sonrisa di Mariele. Sarà lei, Mariele, ne sono certa, questa grande donna del sorriso, a farsi strada nel cuore dei bambini abbandonati, a farsi loro compagna di viaggio per le strade del mondo che non conoscono, loro che ignorano perfino il lembo di terra che li accolse in vita ed il giorno di luce che fu vita per loro. Grazie all’ Antoniano e a quanti concorrono alla sottoscrizione per essersi resi strumento di Provvidenza per i bambini dell Hogar e per molti altri. Grazie a quanti curano la seminagione del bene. La mia preghiera, la nostra preghiera per l’Antoniano sarà quotidiana, perché non venga mai meno lo slancio del bene e la qualità del volo”.
Fu così costruita con i fondi del Fiore della Solidarietà dello Zecchino d Oro di Bologna la Casa del Sorriso di Mariele, inaugurata il 18 ottobre 1997 in ricordo di Mariele Ventre che è stata la fondatrice e a lungo direttrice del Piccolo Coro dell Antoniano. La Casa del Sorriso si estende su un ampio terreno situato nella zona di urbanizzazione Cotoca, ad appena mezz’ora di macchina dal centro di Santa Cruz de la Sierra presenta una struttura rettangolare il cui centro è costituito da una chiesa a forma di croce, dipinta di azzurro ed è recintata non da mura, ma da reti, per cui il luogo è protetto ma allo stesso tempo aperto sulla campagna circostante. Nella parte posteriore al fabbricato c’è una zona dedicata al gioco oltre la quale si estende anche un terreno dove vengono allevati alcuni animali (maiali, mucche, galline ). Inizialmente la Casa del Sorriso ospitava 90 bambine, attualmente circa 140 dai 3 ai 18 anni, tutte orfane o abbandonate dai genitori. La struttura è gestita dalle Suore Missionarie della Dottrina Cristiana che quotidianamente si dedicano con amore alla formazione morale, civile e religiosa delle bambine, insegnando loro anche a cucinare, a cucire, a ricamare Infatti, la vendita degli oggetti artigianali da loro realizzati (borse, trapunte, corredi ) costituisce una risorsa per il loro sostentamento.
Suor Diomira Doria racconta: “Una giornata alla Casa de la Sonrisa de Mariele”
“La situazione dei bambini a Santa Cruz de la Sierra è molto difficile. La zona in cui è situata la città è ricca di risorse, ma anche molto sfruttata. In Bolivia purtroppo i grandi non restano nel Paese, ma emigrano all’estero. La povertà cresce sempre più e aumenta, di conseguenza, il numero dei bambini che, nati già in situazioni di assoluto degrado, vengono poi abbandonati. I genitori non si preoccupano nemmeno della denuncia della nascita all’anagrafe, nonostante una nuova legge abbia deciso di rendere gratuita la registrazione dei bambini entro il primo anno di vita. Così assistiamo a un paradosso. Da una parte, i bambini ci vengono affidati dai servizi sociali con un atto ufficiale, dall’altra, il governo non riconosce l’esistenza di questi bambini, privi di qualsiasi certificato o documento. Siamo noi suore ad occuparci della loro registrazione. La “Casa de la sonrisa de Mariele” ha attualmente 140 ospiti, seguite da quattro suore. La sveglia suona presto al mattino, alle 6.00 in punto. Le bambine vivono in camere con cinque letti. In ogni camera, una ragazzina più grande sovrintende alle attività delle più piccole e, quando necessario, le aiuta. Insieme, mettono in ordine la propria camera e fanno colazione. Alle con un autobus – le bambine delle elementari vanno a scuola. Le più grandi, nel frattempo, si dedicano ai lavori di casa e allo studio. A mezzogiorno, le piccole rientrano da scuola e si pranza tutti insieme. Alle 14.00, un secondo gruppo di ragazze – studentesse delle medie e delle superiori – va a scuola. Le piccole, intanto, fanno i compiti. Tre giorni alla settimana, le bambine studiano musica con l’aiuto di un insegnante. Tutti i pomeriggi, inoltre, un po’ di tempo viene dedicato al gioco e alle attività sportive. Quando le ragazze più grandi rientrano da scuola, si cena. Alle si recita insieme il Rosario. Le piccole vanno a letto, le più grandi si dedicano al lavoro. Diamo molta importanza alla manualità, fondamentale per la formazione completa delle nostre ragazze. I piccoli lavori sono anche una forma di autofinanziamento. Fino a quando eravamo ospiti del vecchio hogar, lo Stato ci ha corrisposto quattro bolivianos al giorno, pari a poco più di mille lire, per ognuna delle bambine. Adesso non abbiamo più alcun finanziamento pubblico. Non mancano, invece, i piccoli e grandi problemi quotidiani. Le nostre bambine non vengono accettate nella scuola pubblica. Dobbiamo, allora, rivolgerci ad una scuola privata e solo la generosità del direttore della scuola consente alle nostre piccole ospiti la frequenza delle lezioni Naturalmente, durante la settimana, dedichiamo uno spazio fondamentale alla catechesi. Tante sono le bambine ancora non battezzate o che non si sono ancora accostate al sacramento dell’eucaristia. A diciotto anni, le ragazze più grandi devono lasciare la nostra Casa. Ma non possiamo smettere di occuparci di loro. Le aiutiamo a trovare una sistemazione, un lavoro. Qualcuna resta con noi, a lavorare al nostro fianco”. Attualmente il problema della scuola è stato risolto grazie al finanziamento di molti italiani in collaborazione con le suore Missionarie della Dottrina Cristiana e con le Autorità di Santa Cruz della Sierra in Bolivia e volontari presenti sul territorio, è stato costruito, all interno della Casa del Sorriso, un edificio scolastico dal nome “Colegio Amigos de Italia” inaugurato nel marzo 2003, la struttura comprende una scuola materna, elementare, media e superiore”.
Adozione a distanza
L’ adozione a distanza è una forma di aiuto e sostegno concreto nei confronti di un bambino, orfano o povero, che gli permetta di costruire un futuro migliore, dandogli l’opportunità di studiare o di imparare un mestiere, il tutto rimanendo nel suo paese, con la sua famiglia (per chi la possiede), rispettando così la sua cultura e le sue tradizioni. Adottare a distanza, quindi, significa non solo sostenere il singolo bambino, ma anche aiutare un intera comunità a progredire e a svilupparsi. Per avviare un’adozione a distanza Le suore Missionarie Dottrina Cristiana incaricate in Italia rilevano i dati relativi alla famiglia o alla persona che intende iniziare un’adozione (nome, cognome, indirizzo, un recapito telefonico dove sia possibile lasciare eventuali comunicazioni). Una volta raccolta una lista di una decina di nominativi (o comunque al primo contatto), questi vengono suddivisi (Casa del Sorriso o Hardeman) e vengono inviati via mail nelle rispettive sedi in Bolivia. Successivamente le comunità in Bolivia, mandano alle nuove famiglie una lettera con i dati del bambino/a adottato/a, alcune notizie informative, la descrizione della sua famiglia se la ha, e una sua foto. Una volta ricevute entrambe le lettere (non prima), la famiglia può effettuare il versamento, pari a 250,00 euro. Suggeriamo alle famiglie di effettuare un unico versamento annuale, tuttavia l’intera somma può essere divisa in più versamenti nel corso dell’anno. Tramite le suore incaricate in Italia, le famiglie che hanno effettuato un adozione di tanto in tanto vengono informate sulla venuta in Italia di suore che vivono in Bolivia, così da poter consegnare loro, per quando tornano in missione eventuale posta, quote o oggetti che si vuole far recapitare al bambino/a adottato/a. Non è opportuno spedire per posta, oggetti di valore (es. braccialetti, catenine, denaro), data l’estrema povertà della zona, potrebbero infatti venire sottratti prima di giungere a destinazione. La spedizione di oggetti voluminosi (es. biciclette), comporta costi molto elevati o tempi molto lunghi; per cui si consiglia di effettuare un ulteriore versamento (pari all’importo del regalo) in modo da consentirne l’acquisto direttamente sul posto (può essere anche un modo per sviluppare il mercato boliviano). Quanto tempo dura l’adozione a distanza?
Prosegue fino al compimento del 18 anno di età del bimbo o della bimba, salvo casi particolari, tra i quali: trasferimento del bambino o della bambina e della sua famiglia in altra località; disposizioni di affidamento da parte delle autorità boliviane. Nonostante si richieda un impegno per un aiuto economico costante nel tempo, il sostenitore può comunque interrompere l’adozione in qualunque momento, dandone tempestiva comunicazione alle suore per consentire la “ri-adozione” del bimbino/a nel più breve tempo possibile.